Impianto Fotovoiltaico



Due pannelli formati ognuno da 12 moduli fotovoltaici montati su supporti a inseguimento solare.Un modulo fotovoltaico è un dispositivo in grado di convertire l'energia solare direttamente in energia elettrica mediante effetto fotovoltaico ed è impiegato come generatore di corrente quasi puro in un impianto fotovoltaico. Può essere meccanicamente preassemblato a formare un pannello fotovoltaico, pratica caduta in disuso con il progressivo aumento delle dimensioni dei moduli, che ne hanno quindi incorporato le finalità. Può essere esteticamente simile al pannello solare termico, ma ha scopo e funzionamento profondamente differenti.
Composizione
I moduli in silicio mono o policristallini rappresentano la maggior parte del mercato. Sono tecnologie costruttivamente simili, e prevedono che ogni cella fotovoltaica sia cablata in superficie con una griglia di materiale conduttore che ne canalizzi gli elettroni. Ogni singola cella viene connessa alle altre mediante ribbon metallici, in modo da formare opportune serie e paralleli elettrici. La necessità di silicio molto puro attraverso procedure di purificazione dell'ossido di silicio (SiO2, silice) presente in natura eleva il costo della cella fotovoltaica.
Sopra una superficie posteriore di supporto, in genere realizzata in un materiale isolante con scarsa dilatazione termica, come il vetro temperato o un polimero come il tedlar, vengono appoggiati un sottile strato di acetato di vinile (spesso indicato con la sigla EVA), la matrice di moduli preconnessi mediante i già citati ribbon, un secondo strato di acetato e un materiale trasparente che funge da protezione meccanica anteriore per le celle fotovoltaiche, in genere vetro temperato. Dopo il procedimento di pressofusione, che trasforma l'EVA in mero collante inerte, le terminazioni elettriche dei ribbon vengono chiuse in una morsettiera stagna generalmente fissata alla superficie di sostegno posteriore, e il "sandwich" ottenuto viene fissato ad una cornice in alluminio, che sarà utile al fissaggio del pannello alle strutture di sostegno atte a sostenerlo e orientarlo opportunamente verso il sole.
Costi
Oltre ai problemi di efficienza un discorso a parte meritano i costi di realizzazione delle celle fotovoltaiche, dei relativi moduli e impianti. Per quanto riguarda le celle fotovoltaiche i costi sono gravati fino a circa il 33% dal materiale (ad es. silicio) comprendendo gli scarti di lavorazione e il costoso processo di purificazione. Vanno aggiunti poi i restanti costi per i processi di realizzazione della cella fotovoltaicaica. Ragionando in termini di moduli fotovoltaici, ai costi della cella solare si devono aggiungere i costi della realizzazione dei moduli interi ovvero dei materiali assemblanti, della messa in posa a terra tramite materiali, dell'elettronica di potenza necessaria (inverter), della manodopera e della manutenzione. Sommato il tutto si giunge ad un costo indicativo di circa 33 centesimi di euro per kilowattora prodotto, cosa che rende questa tecnologia ancora troppo poco competitiva all'interno del mercato mondiale dell'energia.[1] Come incentivo alla realizzazione di impianti fotovoltaici è attivo in Italia il sistema Conto Energia.

mercoledì 25 maggio 2011

___BLOGGER___

Il lavoro riguardo al creare e riempire di informazione un blog, è stata un'attività molto interessenta ed istruttiva! Il blog ci permetteva di relazionari lavori prodotti durante l'anno scolastico ed pubblicarle su internet modificando anche lo stile della pagina e tante altre opzioni.


Penso che debba essere proposto a classi future ma anche che si continui ad ampliarli negli anni futuri perchè penso che sia un'attivita piacevole da fare potrebbe interessare saper creare una pagina di cui mettiamo noi informazioni immagini per puoi pubblicarle sulla rete.

giovedì 18 marzo 2010

El Matroji mohcine 2^tra



Accensione dell’oscilloscopio


SENZA COLLEGARE NULLA ALL’OSCILLOSCOPIO, SI ACCENDA
QUEST’ULTIMO PREMENDO IL TASTO POWER. Nei primi secondi
dall’accensione l’oscilloscopio esegue una serie di test di funzionamento. A
seconda di come era configurato l’oscilloscopio nell’ultima sessione di misure, lo
schermo può presentare 1 o 2 tracce. Inoltre, per visualizzare almeno una
traccia, occorre che il trigger dell’oscilloscopio sia in modalità AUTO. Se nella
sessione precedente il trigger dell’oscilloscopio era in modalità NORM
all’accensione non è visibile alcuna traccia e dunque occorre premere il tasto
AUTO. CONTROLLARE che le manopole che scalibrano gli assi orizzontali e
verticali siano a fondo corsa a destra (posizione di riposo segnalata da uno
scatto della manopola). Con riferimento alla base tempi è anche presente un
comando di blocco (SWP UNCAL) che non consente di scalibrare la scala.
ATTENDERE LA STABILIZZAZIONE TERMICA.
In linea di massima l’oscilloscopio ha 3 sezioni legate, rispettivamente, al
TRC, al canale verticale e al canale orizzontale. Sul pannello dell’oscilloscopio è
indicata la sua banda passante, che, per questo modello, risulta essere di 20
MHz.
3.2 Sezione canale verticale
L’oscilloscopio disponibile sul banco possiede due canali di ingresso (CH1
e CH2) collegabili, per mezzo di connettori di tipo BNC, al generatore di segnali.
Ciascuno di essi presenta la possibilità di collegare il segnale di ingresso
all’oscilloscopio sia in modalità DC che in modalità AC premendo il tasto di
selezione accanto al BNC di ingresso. Le due modalità permettono di scegliere
se si vuole visualizzare o meno la componente continua presente sul segnale di
ingresso.
PER MEGLIO COMPRENDERE I COMANDI PRESENTI IN QUESTA E
NELLA SUCCESSIVA SEZIONE SI COLLEGHI IL GENERATORE DI
FUNZIONI ALL’INGRESSO CH1, SI ACCENDA LA STRUMENTO E SI
SELEZIONI UNA SINUSOIDE CON FREQUENZA DI 900 Hz ED AMPIEZZA
ARBITRARIA. SI SELEZIONI LA MODALITÀ AUTO CON SENSIBILITÀ
ORIZZONTALE DI 0.2 ms/div E UNA SENSIBILITÀ VERTICALE CHE
CONSENTA DI FAR OCCUPARE AL SEGNALE IL MAGGIOR NUMERO
POSSIBILE DI DIVISIONI.
È possibile collegare l’ingresso dei canali dell’oscilloscopio al valore di
massa (0 V) premendo il tasto GND presente sopra al BNC di ingresso di
ciascun canale. In questo modo, dopo aver premuto il tasto GND, si posizioni la
traccia sullo schermo in corrispondenza del centro utilizzando la manopola
POSITION-VERTICAL, che permette di spostare verticalmente la traccia
all’interno della griglia e definire la posizione del riferimento 0 V per effettuare le
misurazioni assolute di tensione. Si posizioni correttamente la traccia
orizzontale agendo anche sulla manopola POSITION-HORIZONTAL.
CON ACCOPPIAMENTO IN MODALITÀ DC SI OSSERVI COSA ACCADE
SE SI IMPOSTA UN OFFSET AL SEGNALE SINUSOIDALE GENERATO
DALL’OSCILLATORE. SI FACCIA LA STESSA PROVA CON
ACCOPPIAMENTO IN MODALITÀ AC.
Infine si osservi che a fianco di ciascun connettore BNC dei due canali di
ingresso sono indicati i parametri resistivi e capacitivi dei canali di ingresso. Il
primo è, per convenzione, pari ad 1 MΩ mentre il valore della capacità può
variare a seconda del modello di oscilloscopio. Per quello utilizzato in queste
esercitazioni è pari a 25 pF. Inoltre, sempre accanto al BNC, è indicata
un’informazione molto importante relativa alla massima tensione di ingresso
misurabile senza rovinare lo strumento: 400 Vp. Il valore di 400 Vp indica che i
valori di tensione che non inducono guasti allo strumento sono all’interno della
fascia compresa fra -400 V e +400 V.
Si misuri il valore picco-picco Vpp del segnale allineando opportunamente il
valore minimo del segnale al reticolo presente sullo schermo e contando il
numero di divisioni (Es. nv = 3.2). Il valore Vpp è dato da:
Vpp = KV • ndiv
dove KV è il valore della sensibilità verticale impostata per il canale 1.
Si determini il valore di picco Vp dividendo per k = 2, costante che lega il Vpp
al Vp (Vpp = 2Vp). Il valore efficace Vrms di un segnale sinusoidale è calcolabile
dalla misura di Vp per mezzo della costante K =1/ 2 (Vrms = K Vp). Si determini
il valore efficace della sinusoide visualizzata partendo dalla misura del Vpp.
CON LE REGOLE DI PROPAGAZIONE DELLE INCERTEZZE SI
DETERMINI L’INCERTEZZA ASSOLUTA E RELATIVA DI VPP UTILIZZANDO IL
DATA SHEET ALLEGATO.
Nota: Con l’oscilloscopio, la misura dell’ampiezza Vpp di un segnale può essere fatta
contando il numero di divisioni ndiv occupate dal segnale lungo l’asse verticale. L’ampiezza è
quindi:
Vpp = KV • ndiv
dove KV è la sensibilità del canale verticale (KV = 1 V/div, ad esempio). L’incertezza di KV è
legata alle caratteristiche del tubo a raggi catodici, dell’amplificatore verticale e
dell’attenuatore d’ingresso; tipicamente δKV/KV è dell’ordine di qualche percento.
L’incertezza di lettura δndiv è dovuta principalmente all’incapacità di valutare l’intersezione tra
la traccia del segnale sullo schermo e la griglia di riferimento presente sullo schermo. Anche
lo spessore della traccia, da regolarsi per mezzo delle manopole di focalizzazione ed
intensità, ha un’importanza non trascurabile. Tipicamente δndiv ≅ 0.1 div. Si noti che
l’incertezza relativa di lettura diminuisce all’aumentare del numero di divisioni lette. Da ciò
deriva la necessità di espandere al massimo il segnale, in modo da occupare la maggior
parte dello schermo, e l’utilità di misurare l’ampiezza picco-picco rispetto a quella di picco.
A questo punto si misuri il periodo T del segnale e se ne calcoli la
frequenza f = 1/T. Si ricorda che, in questo caso, il periodo del segnale è dato
da:
T = KO • ndiv
dove KO è il valore della sensibilità impostato manualmente tramite la manopola
TIME/DIV. Inoltre ndiv è il numero di divisioni che individuano il periodo del
segnale sinusoidale. Per ridurre l’incertezza di misura potrebbe essere
preferibile visualizzare sullo schermo un certo numero np di periodi del segnale
(p. es. np = 7 ÷ 8) che occupano ndiv divisioni e valutare il periodo come:
T = KO • ndiv / np

Oscilloscopio

L'oscilloscopio è uno strumento di misura elettronico che consente di visualizzare, su un grafico bidimensionale, l'andamento temporale dei segnali elettrici e di misurare abbastanza semplicemente tensioni, correnti, potenze ed energie elettriche. L'asse orizzontale del grafico solitamente rappresenta il tempo, rendendo l'oscilloscopio adatto ad analizzare grandezze periodiche. L'asse verticale rappresenta la tensione.
La frequenza massima dei segnali visualizzabili, così come la risoluzione temporale, ovvero la più rapida variazione rilevabile, dipende dalla banda passante dello strumento, a sua volta dipendente dalla qualità e in ultima analisi dal costo. Si spazia dalle decine di megahertz adatti per lavorare con segnali audio e televisivi, ai costosi modelli digitali da diversi gigahertz.
Può essere considerato uno strumento universale, collegandogli appropriati trasduttori, si può analizzare qualsiasi fenomeno fisico, anche eventi casuali e non ripetitivi.
o
introduzione [modifica]


Oscilloscopio analogico portatile, 465 Tektronix, un modello molto diffuso negli anni 70.
Un oscilloscopio classico è normalmente costituito da una scatola rettangolare su cui è presente uno schermo e numerose manopole e pulsanti di comando. Allo schermo è sovrapposto un reticolo allo scopo di favorire la lettura dei dati. Ogni intervallo del reticolo è chiamato divisione, sull'asse orizzontale le divisioni sono solitamente 10, sull'asse verticale variano da 6 in su, dipende dalla geometria dello schermo. Questa modalità costruttiva è rimasta invariata per decenni fino all'avvento degli oscilloscopi digitali dotati di microprocessore, e di conseguenza in grado di poter installare a bordo veri e propri sistemi operativi, i quali uniti alla tecnologia degli schermi sensibili al tocco, hanno cambiato radicalmente l'aspetto e l'operatività di questo strumento.
Il segnale da misurare viene introdotto attraverso un apposito connettore, solitamente di tipo coassiale BNC adatto per frequenze relativamente basse, o tipo N, utilizzato quando le frequenze in gioco sono molto elevate. Al connettore d'ingresso possono essere collegate le sonde, accessori particolari usati per prelevare segnali dai circuiti studiati.


Connettore tipo N
In modalità semplice, un punto luminoso percorre lo schermo da sinistra a destra a velocità costante, ridisegnando ripetutamente una linea orizzontale. La velocità di scansione è selezionabile per mezzo di una manopola presente sul pannello, la quale comanda il circuito chiamato base dei tempi, questo circuito genera precisi intervalli di tempo, che possono spaziare da pochi secondi a qualche nanosecondo, i valori, espressi in unità di tempo per divisione, sono riportati sulla manopola.
In assenza di segnale, la traccia è solitamente al centro dello schermo, e l'applicazione di un segnale all'ingresso, provoca la deflessione verso l'alto o verso il basso, in funzione dalla polarità del segnale. La scala verticale è espressa in volt per divisione, e può essere regolata da decine a millesimi di volt, sono comunque disponibili modelli in grado di effettuare misure dell'ordine dei microvolt. L'altezza iniziale del grafico (offset) può comunque essere decisa dall'utente, così come è possibile escludere la componente in corrente continua presente nel segnale in esame, nonché scegliere l'impedenza di ingresso.
In questo modo si ottiene la visualizzazione di un grafico di tensione in funzione del tempo. Se il segnale è periodico, è possibile ottenere una traccia stabile regolando la base dei tempi in modo da coincidere con la frequenza del segnale o un suo sottomultiplo. Per esempio, se si ha in ingresso un segnale sinusoidale a 50 Hz, si può regolare la base dei tempi in modo che una scansione orizzontale avvenga in 20 millisecondi. Questo sistema è chiamato sweep continuo.
L'oscillatore della base dei tempi, non essendo sincronizzato con il segnale in analisi, impedisce di avere una traccia stabile e ferma, questa fluttuerà lentamente da destra a sinistra o viceversa.
Per ottenere una traccia stabile gli oscilloscopi moderni dispongono di una funzione chiamata trigger (innesco), questo circuito inventato nel 1946 dai due fondatori della società Tektronix, fa partire la scansione solo in corrispondenza del verificarsi di un evento sul segnale in ingresso, per esempio il superamento di una soglia di tensione positiva o negativa. Dopo avere completato la scansione da sinistra a destra, l'oscilloscopio rimane in attesa di un nuovo evento. In questo modo la visualizzazione rimane sincronizzata al segnale e la traccia è perfettamente stabile. La soglia di sensibilità del trigger, così come altri parametri è regolabile dall'utente.
Il circuito del trigger può essere configurato per mostrare una sola scansione di un segnale non periodico, come un singolo impulso o sequenze impulsi non ripetitivi. È possibile introdurre un ritardo tra l'evento e l'inizio della visualizzazione, in modo da analizzare parti del segnale che altrimenti sarebbero fuori dal campo di visualizzazione.
Le modalità di trigger normalmente presenti sono:
• trigger esterno: con un segnale applicato ad un apposito ingresso ed indipendente da quello analizzato.
• trigger a soglia: basato sul superamento di un livello prefissato, in salita oppure in discesa.
• trigger video: è uno speciale circuito che estrae i riferimenti di sincronismo di riga o di quadro dal segnale televisivo. Utile per lavorare con segnali video.
• trigger sulla rete elettrica: disponibile negli oscilloscopi alimentati dalla rete in corrente alternata è utile in elettrotecnica.
Molti oscilloscopi permettono di escludere la base dei tempi e fornire all'asse orizzontale un segnale esterno: è la modalità X-Y, utile per visualizzare le relazioni di fase tra due segnali in ambito radiotelevisivo. Applicando due segnali sinusoidali in rapporto armonico di frequenza agli ingressi, sullo schermo vengono visualizzate particolari figure, chiamate figure di Lissajous, con le quali è possibile conoscere i rapporti di fase e di frequenza tra essi.
Alcuni oscilloscopi hanno sullo schermo dei cursori che possono essere spostati ed utilizzati per misurare con precisione intervalli di tempo o differenze di potenziale.
Molti oscilloscopi hanno due o più ingressi verticali, consentendo di visualizzare diversi segnali contemporaneamente. Le regolazioni verticali sono separate mentre la base dei tempi ed il trigger è comune.
Esistono modelli con doppio trigger, che permettono di visualizzare un segnale con una base dei tempi diversa. In questo modo è possibile avere la modalità zoom, in cui una porzione del segnale mostrato su una traccia può essere mostrato espanso sull'altra traccia.
Per analizzare eventi non ripetitivi alcuni oscilloscopi sono dotati di memoria di traccia, un sistema che mantiene visualizzata l'ultima traccia apparsa. In alcuni modelli digitali la scansione può durare ore, e la traccia visualizzata scorre sullo schermo da destra a sinistra come avverrebbe in un registratore su striscia di carta.
Normalmente ogni oscilloscopio è dotato di un circuito chiamato calibratore, il quale genera costantemente un segnale, costituito da un'onda quadra di ampiezza e frequenza nota. Collegando l'ingresso di misura all'uscita del calibratore è possibile controllare il funzionamento e fare pratica con lo strumento, ma soprattutto eseguire saltuariamente l'operazione di compensazione delle sonde (che sono dotate di un trimmer capacitivo di compensazione).
Funzionamento [modifica]
Oscilloscopio a tubo catodico [modifica]


Spaccato di un tubo a raggi catodici per oscilloscopio
Concettualmente, l'oscilloscopio è costituito da un tubo catodico e da 4 circuiti elettronici distinti, amplificatore verticale, amplificatore orizzontale, base dei tempi e alimentatore di corrente. Questa tipologia costruttiva definita "analogica", è rimasta invariata fino alla metà degli anni ottanta, quando iniziarono a diffondersi tecniche digitali applicabili anche a questo strumento; agli oscilloscopi "Analogici" si affiancarono quelli "Digitali", che avvantaggiati da migliori prestazioni e minori costi di produzione, in 2 decenni soppiantarono gli analogici, basti pensare che il solo tubo catodico a memoria del 181A Hewlett-Packard in uso negli anni '70, costava 3000 $.
I modelli più sofisticati, adatti per analisi e misure impegnative, sono costituiti da veri e propri sistemi modulari. Celebre è stata negli anni 70 la serie analogica 7000 Tektronix, dove lo strumento base denominato "mainframe", comprendente tubo catodico, alimentatore, amplificatori verticale e orizzontale, calibratore ed eventuale memoria analogica, era ingegnerizzato con 4 vani dotati di slitte, previsti per accogliere nella configurazione massima, 4 moduli denominati plug-in, una coppia di amplificatori verticali e una coppia di base tempi. A seconda della tipologia di misura da effettuare e alla sua grandezza, era possibile scegliere la plug-in meglio confacente alle proprie necessità; ad esempio, per analisi di segnali con valori di tensioni molto piccoli, era disponibile la plug-in 7A22, un amplificatore differenziale, il cui attenuatore d'ingresso calibrato, spaziava in un range di 19 step, da 10 volt a 10 microvolt per quadretto.
Il tubo catodico è un'ampolla di vetro a simmetria cilindrica che termina da un lato con uno schermo ricoperto di fosforo, una sostanza che si illumina quando colpita da un flusso di elettroni, dall'altra da un filamento a cui è applicata una tensione di circa 6,3 volts, che ne causa un riscaldamento fino ad una temperatura di 700-800 °C, emettendo elettroni con facilità se sottoposto ad un campo elettrico. Nell'ampolla viene praticato il vuoto.
Il tubo catodico di un oscilloscopio è simile a quello di un televisore in bianco e nero, ma è più allungato e ha uno schermo più piccolo. Nel collo del tubo è presente un cannone elettronico (2 nella figura a destra). Una differenza di potenziale di migliaia di volt è applicata tra il catodo (a potenziale negativo) e le griglie dell'anodo (a potenziale positivo). Gli elettroni sono attratti dal campo elettrico verso lo schermo, focalizzati dal campo magnetico prodotto da un apposito elettromagnete (4), dove vanno a colpire un materiale fosforescente (5) che emette luce nel punto colpito. Il fascio (3) viene deviato orizzontalmente e verticalmente dal campo elettrico trasversale generato da due coppie di placche di deflessione (1). Le placche di deflessione verticale, in realtà erano inizialmente più di una, comandate da apposite linee di ritardo per aumentare la banda passante dello strumento, in seguito la linea di ritardo prese la forma di una cartuccia contenente la linea stessa, costituita semplicemente da una coppia di fili lunghi qualche metro, affiancati, isolati tra loro, schermati e avvolti a formare una matassina, la lunghezza della linea è proporzionale alla banda passante dello strumento. Posta tra il preamplificatore d'ingresso e l'amplificatore finale, permette al segnale di trigger, generato nel preamplificatore, di attivare la scansione, prima che il segnale in analisi giunga alle placche verticali, così da non perdere alcun dettaglio.
Nel tempo è stata abbandonata la focalizzazione magnetica, preferendo focalizzare il fascio con due griglie inserite all'interno del tubo, polarizzandole con tensioni regolate da due potenziometri, uno per il fuoco, l'altro per l'astigmatismo, si agisce su questi per ottenere la massima definizione del punto luminoso.
In un tubo catodico televisivo, invece, la deflessione avviene con due campi ortogonali, uno elettrico e uno magnetico, quest'ultimo generato da potenti bobine e permette di incurvare la traiettoria degli elettroni senza aumentarne la velocità, ciò permette di avere schermi grandi ma compatti. L'uso di bobine di elevata impedenza, però, trasforma il circuito in un filtro passa-basso rendendo impossibile far funzionare lo schermo ad elevate frequenze. Applicato a segnali televisivi ciò non comporta alcun problema, dovendo lo schermo lavorare alla frequenza di 25 Hz (160 Hz nei migliori monitor CRT), ma un oscilloscopio è usato per tracciare segnali che possono avere frequenze anche oltre un GHz, ed è quindi necessario rinunciare alla maggiore curvatura offerta dai campi magnetici e optare per soli campi elettrici. Ciò rende il tubo molto più allungato e non permette di avere schermi con un diametro superiore ai 20 cm, originariamente la forma del tubo era completamente tonda, nel tempo, la parte anteriore prese la forma rettangolare, in seguito, con l'avvento degli LCD non vi furono più limiti alla dimensioni dello schermo.
Quando il campo tra le placche è nullo, gli elettroni procedono il linea retta, provocando la visualizzazione di un singolo punto luminoso al centro dello schermo. L'applicazione di un campo provoca la deflessione del fascio con ampiezza funzione della differenza di potenziale e verso dipendente della polarità applicata alle placche. Scopo dell'amplificatore orizzontale, è di elevare i valori di tensione e corrente del segnale a dente di sega generato dall'oscillatore, portandoli a livelli ottimali per il pilotaggio delle placche.
Entrambi gli amplificatori hanno guadagno fisso, il verticale necessita di un circuito chiamato attenuatore, posto tra il connettore di ingresso dello strumento e l'amplificatore, la sua funzione è di attenuare con fattori fissi e calibrati, i segnali in ingresso, mantenendoli all'interno di un range corretto per pilotare le placche di deflessione. Segnali di ingresso molto piccoli andranno direttamente all'amplificatore, altrimenti passeranno nell'attenuatore.
Un esempio, reticolo verticale: 8 quadretti, traccia al centro, massima sensibilità dello strumento: 5 millivolt per quadretto, segnale in ingresso sinusoide di 40 millivolt picco-picco, in questo caso, per visualizzare il segnale sugli 8 quadretti costituenti l'intero schermo, è necessario posizionare il selettore dell'attenuatore sul valore di massima sensibilità, di fatto escludendolo, se aumentiamo il livello del segnale portandolo a 60 millivolt, i picchi della sinusoide andranno fuori schermo e oltre a non vederli non potremmo misurarne il valore picco-picco, per rivisualizzare l'intero segnale dovremo usare l'attenuatore, posizionandolo sul primo fattore di attenuazione.
Gli ingressi degli oscilloscopi hanno solitamente due valori selezionabili di impedenza, 50 ohm e 1 megaohm, il primo è utilizzato per l'uso di segnali standard provenienti da calibratori e generatori di segnali, il secondo con l'uso di varie tipologie di sonde; è sempre presente un selettore, atto a predisporre l'ingresso per eseguire misure in DC o AC, nel secondo caso, viene interposto in serie al segnale in esame un condensatore, indispensabile per alcune tipologie di misura, per bloccare la componente continua del segnale, ad esempio nella misurazione del ripple di un alimentatore. Caratteristica dello strumento, è la velocità di risposta, enormemente maggiore di un sistema meccanico,(per esempio di un multimetro analogico), essendo il fascio elettronico quasi privo di massa, la sua inerzia è nulla, il limite alla velocità di risposta è data dagli amplificatori, la qualità dei quali, contribuisce a determinare il costo dell'oscilloscopio; considerare che una base dei tempi posizionata su 10 nanosecondi per quadretto, impone al fascio di spostarsi da un lato all'altro dello schermo in un decimo di microsecondo, alla velocità di 100 chilometri al secondo.


Schema a blocchi di un oscilloscopio a tubo catodico
La base dei tempi è un circuito oscillatore che genera un segnale a dente di sega chiamato anche "rampa", di frequenza regolabile. Una tensione, da zero cresce linearmente fino ad un valore massimo, quindi torna rapidamente a zero e il ciclo riprende. Questo segnale amplificato applicato alle placche di deflessione orizzontale, provoca la scansione del fascio elettronico attraverso lo schermo. Un circuito chiamato "Unblanking" (spegnimento), si incarica di generare un impulso della stessa durata del tempo che impiega il segnale a dente di sega a portarsi dal suo massimo al suo minimo, viene usato per spegnere il fascio ed evitare di vedere la "ritraccia", cioè lo spostamento del punto luminoso da destra a sinistra.
Gli oscilloscopi multitraccia non hanno diversi cannoni elettronici. In realtà le tracce sono visualizzate alternativamente ad ogni scansione orizzontale (modalità alternative) oppure i punti che costituiscono le tracce sono visualizzati alternativamente in rapida alternanza (modalità chop). In entrambi i casi l'effetto e così rapido che le tracce sembrano effettivamente due o più. Sono stati realizzati pochissimi modelli di oscilloscopi con due cannoni elettronici e due serie di placche verticali (le orizzontali sono in comune), uno di questi è il modello PM3230 prodotto negli anni '70 dalla Philips, il circuito era ibrido, lo stadio d'ingresso dei due canali era costituito dal doppio triodo E88CC.
L'alimentatore è un componente importante in un oscilloscopio, poiché fornisce le varie tensioni di valore appropriato, per riscaldare il catodo, per alimentare la base dei tempi, gli amplificatori e l'alta tensione per le placche e l'accelerazione degli elettroni. Questi valori di tensione devono essere molto stabili e precisi, poiché ogni variazione si ripercuote sulla posizione della traccia con conseguente errore nella misurazione del segnale analizzato. Generalmente queste tensioni sono regolabili per mezzo di trimmer, necessari per la messa a punto periodica dello strumento. Generalmente nel manuale di servizio, il costruttore indica gli intervalli di tempo entro i quali lo strumento deve essere ricalibrato perché mantenga le prestazioni dichiarate. Negli anni '80, il servizio interno di certificazione del costruttore Olivetti, imposto dalle normative ISO 9001, gestiva la ricalibrazione di questi strumenti a cadenza trimestrale.
Alcuni oscilloscopi analogici recenti integrano alcune funzioni digitali alla struttura descritta. La deflessione del fascio elettronico è controllata da circuiti digitali che possono così visualizzare, oltre alla traccia analogica, grafici e scritte. Alcuni elementi visualizzati sono:
• Visualizzazione sullo schermo delle impostazioni degli amplificatori e della base dei tempi.
• Linee orizzontali posizionabili (cursori) per effettuare misure di tensione.
• Linee verticali posizionabili (cursori) per effettuare misure di tempi.
• Valori di Tempo, Frequenza e Tensione del segnale in esame, in forma digitale.
• Menù per le impostazioni dei trigger e altre funzioni.
Oscilloscopio a memoria analogica [modifica]
Alcuni oscilloscopi analogici sono dotati di memoria. Questa funzione fa sì che la traccia, che normalmente si cancella in una frazione di secondo, persista per alcuni minuti o oltre. La funzione può essere attivata o disattivata con un apposito comando.
Per ottenere questa funzione si frutta il fenomeno della emissione secondaria: quando un elettrone colpisce un fosforo sullo schermo, l'energia cinetica trasferita può provocare, oltre all'emissione di luce, l'espulsione di altri elettroni dal materiale, che assume così una carica positiva. Negli oscilloscopi a memoria un secondo cannone elettronico produce un flusso disperso di elettroni a bassa energia che vengono attirati dai fosfori caricati positivamente. Se l'energia di questi elettroni è opportunamente regolata il fenomeno dell'emissione secondaria può ripetersi indefinitamente. In realtà un inevitabile leggero sbilanciamento provoca una progressiva illuminazione di tutto lo schermo (energia eccessiva) oppure la progressiva estinzione della traccia (poca energia).
In alcuni modelli la memoria è esclusivamente bistabile: l'immagine residua può essere presente o assente. In altri la cancellazione avviene progressivamente. In altri ancora è possibile sopprimere temporaneamente la visualizzazione della memoria (spegnendo il cannone secondario) e richiamarla successivamente, su alcuni modelli degli anni 60 era possibile attivare parzialmente la memoria, solo sulla metà superiore o inferiore del tubo.
Oscilloscopio a memoria digitale [modifica]


Oscilloscopio digitale a due canali. La sonda del secondo canale è connesso al segnale di calibratura


Le porte di connessione di un oscilloscopio digitale: RS232, parallela Centronics per stampante, IEEE 488
Gli oscilloscopi digitali sono ampiamente preferiti nelle applicazioni professionali, lasciando agli hobbisti i modelli analogici. Se nell'oscilloscopio analogico il ruolo fondamentale era svolto dal tubo catodico, nell'oscilloscopio digitale il componente principale è l'accoppiata convertitore analogico-digitale e RAM.
L'ADC è di tipo FLASH (solitamente ad 8 bit) poiché è fondamentale avere una conversione veloce del segnale di ingresso: per la legge di Shannon, infatti, la massima frequenza catturata dal segnale di ingresso sarà la metà della frequenza di campionamento. Questi convertitori sono tipicamente in grado di campionare a una frequenza di 20 GHz e richiedono quindi una RAM con una banda passante di oltre 20 GB/s.
La RAM, a causa dei stringenti vincoli prestazionali, ha una capacità tipica che non supera i 64 MB. Nel 2003, per un oscilloscopio digitale a 20 GHz con una RAM di 64 MB erano necessari circa 100.000 euro.
Il segnale, una volta campionato e memorizzato nella RAM, può essere elaborato da un microprocessore in grado di ricavare dai campioni i dati di interesse (forme d'onda, tempi, ampiezze, spettri di frequenza, statistiche varie, ecc.) e visualizzarli su di un monitor, solitamente in standard VGA 640x480 con un'area di 500x400 pixel dedicata alla visualizzazione della forma d'onda con le divisioni tipiche dei modelli analogici. La precisione di visualizzazione tipica è del 1~3% per segnali in DC mentre l'errore può salire al 30% ai limiti del funzionamento AC.
Una particolarità degli oscilloscopi digitali è la possibilità di operare il campionamento in tempo equivalente. Infatti se si studia un segnale periodico, è possibile campionare ripetutamente il segnale per più periodi, raggiungendo una banda passante di oltre 50 GHz campionando a soli 20 GHz; la legge di Shannon qui non vale perché essa si applica al campionamento di segnali aperiodici.
Oltre agli oscilloscopi stand-alone, vengono oggi prodotti oscilloscopi anche sotto forma di periferiche da collegare ad un PC standard. La RAM usata per i campionamenti ovviamente è interna alla periferica, ma da PC è possibile acquisire tutti i dati di interesse.
A volte è presente una funzione di autoregolazione: premendo un solo tasto, lo strumento si autoconfigura per visualizzare al meglio il segnale entrante. Sui modelli ad alte prestazioni è implementata la funzione di autocalibrazione, saltuariamente l'operatore può attivare la "routine" implementata nel firmware semplicemente premendo un tasto. I modelli attuali ad alte prestazioni ormai non differiscono molto da un PC anche nell'ingegnerizzazione, hanno un ampio schermo Touch control, all'interno uno o più processori, due o più banchi di RAM e connettori PCI per eventuali periferiche, il software, Windows 2000, e ovviamente i circuiti hardware di acquisizione, i quali contribuiscono in larga misura sul costo finale dello strumento.
Quasi tutti gli oscilloscopi digitali possono essere collegati in rete per essere comandati a distanza e sincronizzati con altri strumenti di misura (per esempio si può coordinare l'uso dell'oscilloscopio con un generatore di impulsi). Usualmente si usa un bus IEEE-488, che consente una buona interoperabilità (possono comunicare dispositivi che hanno velocità diverse, essendo asincrono) e ha una buona banda passante (1 MB/sec per il 488.1 e 8 MB/s per il 488.2), unitamente ad una buona resistenza ai disturbi esterni. Il cavo è composto da 8 linee dati, 7 di GND e 1 schermatura a calza; ci sono inoltre 8 linee di controllo. Si tratta di un cavo abbastanza ingombrante. Il Bus può collegare fino a 15 dispositivi su una linea lunga al massimo 20 metri.
Sonde di misura [modifica]


Esame di un segnale prelevato con la sonda su un pin di un circuito integrato. Il circuito da esaminare è stato realizzato su un supporto per connessioni provvisorie sperimentali detto "breadboard"
Le sonde costituiscono un accessorio fondamentale, con esse viene prelevato il segnale da esaminare e trasferito allo strumento. La qualità elettrica di una sonda consiste fondamentalmente nell'alterare il meno possibile il segnale prelevato, se progettata e ingegnerizzata bene anche meccanicamente, con l'uso di buoni materiali può risultare relativamente costosa, ma garantisce affidabilità nelle misure, ridotta usura, e minor rischio di rottura nel lungo periodo. I punti meccanicamente più deboli sono situati in prossimità dell'ingresso dei cavo nel connettore e nel puntale di misura; i continui e inevitabili piegamenti del cavo in quei due punti provocano l'usura della calza, costituente lo schermo elettrico del cavo, del dielettrico costituente la zona isolante tra schermo e conduttore del segnale, nonché dello stesso conduttore, costituito da in filo di acciaio dello spessore di un capello, l'estrema sottigliezza del filo conduttore è resa necessaria per ottenere un cavo di minima capacità, condizione necessaria per poter trasferire segnali di frequenza elevata con perdite minime.
Una caratteristica delle sonde è il loro fattore di attenuazione, (X1,X10,X100), significa che la prima trasferisce il segnale allo strumento senza alcuna attenuazione in tensione, la seconda attenua il segnale di 10 volte, la terza di 100 volte, ovvero se al suo ingresso si presenta una tensione di 220 volt, all'ingresso dell'oscilloscopio viene presentata una tensione di 2,2 volt. Questo permette di effettuare misure di tensione di valore superiore a quello accettato dall'ingresso dello strumento, oltre a presentare una maggiore impedenza di ingresso, indispensabile in certi casi per non caricare il circuito sotto misura. Alcune sonde sono predisposte per l'uso del fattore 1 e 10, selezionabili tramite un commutatore posto sul puntale, su strumenti di classe elevata la misura viene visualizzata al valore reale, indipendentemente dal fattore di attenuazione adottato, questo grazie a piccoli pioli retrattili integrati nel connettore BNC in versione modificata, l'inserimento del connettore mette in contatto i pioli con una ghiera circolare posta intorno al BNC d'ingresso, trasferendo le informazioni di settaggio della sonda allo strumento. Essendo questa soluzione un brevetto Tektronix, il costruttore europeo Philips lo aggirò adottando la soluzione meccanica opposta, ovvero posizionando i pioli di prelievo dei segnali ausiliari intorno al BNC di ingresso, e integrando le ghiere nel BNC della sonda. Alcuni tipi di sonde (attenuate X10) presentano facilitazioni aggiuntive per l'operatore, alcuni modelli Tektronix dispongono sul puntale di misura, pulsantini di servizio, quale ad esempio il cortocircuito a massa dell'ingresso dello strumento o lo spostamento in verticale di pochi millimetri del segnale visualizzato, qust'ultima funzione risulta utile nel caso si lavori con 4 sonde su segnali diversi, la complessità dell'analisi può essere tale, da portare l'operatore ad avere dubbi su quale sia tra i quattro visualizzati, il segnale che sta prelevando con la sonda che ha in mano; premendo il pulsantino dedicato, uno dei quattro segnali rappresentati sullo schermo si sposta in verticale di pochi millimetri, è quello prelevato dalla sonda. Tutte sono provviste di un "coccodrillo" che va collegato al potenziale elettrico di riferimento rispetto al quale si vogliono misurare i valori di tensione o le forme d'onda, costituito solitamente dalla massa del circuito.
Ad esclusione delle sonde non attenuate (fattore X1), necessitano saltuarimante di un'operazione definita compensazione (basta un semplice cacciavite), si rende necessaria soprattutto con l'interscambio tra sonde ed oscilloscopi, nonostante i valori di impedenza siano standardizzati, l'accoppiamento perfetto di impedenza tra sonda ed oscilloscopio si realizza al momento, compensando la sonda, ovvero portando il tetto dell'onda quadra visualizzata prelevata dal calibratore, perfettamente orizzontale.
Impieghi [modifica]
L'uso classico dell'oscilloscopio è nella diagnosi di guasti in apparecchiature elettroniche. Per esempio nel caso di un televisore si parte dallo schema elettrico dove sono indicati i diversi stadi del sistema (sintonizzatore radio, oscillatori, amplificatori, ecc.) e i segnali che dovrebbero essere presenti in diversi punti.
Si collega la sonda dell'oscilloscopio nel punto indicato tra due stadi, dopo avere collegato assieme le masse di oscilloscopio ed apparecchio in esame. Semplificando molto, se il segnale in un certo punto è assente, uno stadio precedente della catena è difettoso. Retrocedendo progressivamente per esclusione, un tecnico competente è in grado di individuare il componente difettoso.
Un altro uso è per provare circuiti appena progettati per verificare la correttezza dei parametri calcolati o individuare eventuali errori. In elettronica digitale è necessario disporre di oscilloscopi con almeno due tracce per confrontare tra loro i segnali, per esempio la linea dei dati con il segnale di clock. È possibile verificare in questo modo la presenza di sorgenti di disturbo.
Un altro impiego è nella progettazione di software embedded. L'oscilloscopio permette di verificare se il software sta inviando i giusti segnali all'hardware.
Un elemento importante nell'uso dell'oscilloscopio è il collegamento delle masse. La massa infatti è il riferimento per le tensioni misurate. In generale la massa dell'oscilloscopio va collegata alla massa del circuito in esame e le sonde in genere hanno un apposito connettore a pinza per questo scopo. Se l'oscilloscopio è alimentato dalla rete elettrica, è probabile che la sua massa sia collegata alla messa a terra e in tale caso lo è anche il connettore di massa sulla sonda. Se anche il circuito in esame è collegato alla messa a terra, collegare la massa della sonda ad un punto del circuito diverso dalla massa può provocare un cortocircuito attraverso l'oscilloscopio, con il rischio di causare danni ad entrambi gli apparecchi.
Alcuni apparecchi hanno la massa di ingresso isolata dalla massa generale. Come precauzione l'apparecchio in esame può essere alimentato attraverso un trasformatore di isolamento, che separa la massa dal circuito di messa a terra, questo accorgimento è assolutamente indispensabile quando si effettuano misure direttamente sulla rete elettrica.
L'oscilloscopio è uno strumento di misura e come tale deve essere manipolato con cura. Per mantenere nel tempo le prestazioni dichiarate del costruttore, come tutti gli strumenti elettronici, anch'esso deve essere sottoposto a periodica calibrazione con strumenti campione presso appositi istituti di metrologia. Particolare cura deve essere prestata alle sonde, che sono fragili e costose; basti pensare che in proposito, negli anni 80, sulle linee di produzione degli stabilimenti Olivetti di Scarmagno, dotate di un parco oscilloscopi di decine di unità, prevalentemente 465 Tektronix, la frequente rottura delle costose sonde originali dovuta alla poca cura nell'usarle, costrinse il servizio assistenza interno a progettare e realizzare in proprio un tipo di sonda da utilizzare sulle linee di produzione, questa veniva a costare un decimo del ricambio originale. Le sonde si dividono grosso modo in due gruppi, passive e attive, queste ultime, necessarie per l'analisi di segnali in corrente o tensioni debolissime, hanno al loro interno circuiti amplificatori i quali necessitano di un proprio alimentatore.